Complottismo
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Che cosa sono le scie chimiche
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Video di Astutillo Smeriglia
Wikipedia: La teoria del complotto sulle scie chimiche sostiene che,
alle scie di condensazione visibili nell'atmosfera terrestre, create
dagli aerei, siano intenzionalmente aggiunti degli agenti chimici o
biologici, spruzzati in volo per mezzo di ipotetiche apparecchiature
montate sui velivoli, per varie finalità.
Il mio amico complottista
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Cambiamento climatico e alieni
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Come nasce una teoria del complotto
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Video di Astutillo Smeriglia
Come riconoscere un complotto
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Da "La Q di Qomplotto. QAnon e dintorni. Come le fantasie di complotto difendono il sistema", WuMing 1, 2021, edizioni Alegre
I complotti reali:
1. Hanno un focus preciso e un fine facilmente riassumibile.
2. Coinvolgono un numero di attori limitato.
3. Sono messi in pratica in modo imperfetto, perché la realtà è
imperfetta.
4. Terminano una volta scoperti e denunciati, cosa che solitamente
avviene dopo un periodo piuttosto breve, anche se gli effetti
possono persistere a lungo. (Corollario: non sono mai i mercanti
di cospirazionismo a scoprire e far cessare complotti veri, non è
mai un Alex Jones)
5. Non sono raccontabili senza la loro epoca: sono immanenti a una
fase storica e diventano passato insieme a essa.
I complotti fantasticati:
1. Risultano “sfocati” e dispersivi, perché hanno il fine più vasto
immaginabile: dominare, conquistare o distruggere il mondo.
2. Coinvolgono un numero di attori potenzialmente illimitato, che
cresce a ogni resoconto, dato che chiunque neghi l’esistenza del
complotto è presto denunciato come complice. Secondo ogni logica,
più persone sono al corrente di un complotto e più quest’ultimo è
instabile e a rischio di fallimento. Soltanto nella forma mentis
cospirazionista, che rovescia la logica dei complotti reali, un
complotto è tanto più solido e destinato al successo quante più
persone ne fanno parte.
3. Il loro presunto svolgimento è coerentissimo, perfetto, tutto è
attuato secondo i piani e nel minimo dettaglio, tutto fila
liscio. Qualunque cosa succeda era stata prevista. Se qualcosa
sembra essere andato storto è perché doveva sembrare che andasse
storto.
4. Proseguono, vanno avanti indefinitamente anche se descritti e
denunciati in innumerevoli libri, articoli e documentari.
5. Sono astorici, trascendono ogni epoca e contesto. Sono in corso da
decenni, secoli, millenni. Mentre se uno sente dire «Watergate» o
«piazza Fontana» gli viene in mente una precisa epoca, «complotto
giudaico‑massonico» evoca un complotto che dura da sempre ed è
senza fine.
Non c'è nessuna emergenza climatica ?
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**Queste le motivazioni portate a sostegno. Saranno vere?**
https://clintel.org/
Una rete globale di oltre 1900 scienziati e professionisti ha
preparato questo messaggio urgente. La scienza del clima dovrebbe
essere meno politica, mentre le politiche climatiche dovrebbero essere
più scientifiche. Gli scienziati dovrebbero affrontare apertamente le
incertezze e le esagerazioni nelle loro previsioni sul riscaldamento
globale, mentre i politici dovrebbero contare spassionatamente i costi
reali e i benefici immaginati delle loro misure politiche.
Il riscaldamento è causato da fattori naturali e antropici
L'archivio geologico rivela che il clima della Terra è variato da
quando esiste il pianeta, con fasi di freddo e di caldo naturali. La
Piccola Era Glaciale si è conclusa solo nel 1850. Non è quindi una
sorpresa che ora stiamo vivendo un periodo di riscaldamento.
Il riscaldamento è molto più lento di quanto previsto
Il mondo si è riscaldato molto meno di quanto previsto dall'IPCC sulla
base dei modelli di forzatura antropica. Il divario tra il mondo reale
e quello modellato ci dice che siamo ben lontani dal comprendere il
cambiamento climatico.
**La politica climatica si basa su modelli inadeguati**
I modelli climatici hanno molte lacune e non sono neanche lontanamente
plausibili come strumenti di politica globale. Essi gonfiano l'effetto
dei gas serra come la CO2. Inoltre, ignorano il fatto che arricchire
l'atmosfera di CO2 è benefico.
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Malgrado sussistano ancora alcune incertezze sui modelli climatici,
questi sono stati in grado di riprodurre episodi del passato ed
hanno anche fornito previsioni che sono state poi confermate dalle
osservazioni.
**La CO2 è cibo per le piante, la base di tutta la vita sulla Terra.**
La CO2 non è un inquinante. È essenziale per tutta la vita sulla
Terra. La fotosintesi è una benedizione. Una maggiore quantità di CO2
è benefica per la natura e rende più verde la Terra: l'aumento di CO2
nell'aria ha favorito la crescita della biomassa vegetale globale. È
un bene anche per l'agricoltura, in quanto aumenta la resa delle
colture in tutto il mondo.
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Sebbene sotto certi aspetti la CO2 possa essere considerato un
inquinante (come nel caso della acidificazione degli oceani), il
maggior impatto ambientale della anidride carbonica è conseguente
alla sua qualità di gas serra. Pur essendo l’effetto serra di per
sé un effetto che avviene normalmente in natura quando è troppo
accentuato provoca un forte riscaldamento che ha effetti assai
dannosi in agricoltura, per la salute e nell’ambiente in generale.
Il riscaldamento globale non ha aumentato i disastri naturali
Non ci sono prove statistiche che il riscaldamento globale stia
intensificando uragani, inondazioni, siccità e disastri naturali
simili, o che li renda più frequenti. Tuttavia, è ampiamente
dimostrato che le misure di mitigazione della CO2 sono tanto dannose
quanto costose.
La politica climatica deve rispettare le realtà scientifiche ed economiche
Non esiste un'emergenza climatica. Pertanto, non c'è motivo di panico
e di allarme. Ci opponiamo fermamente alla dannosa e irrealistica
politica di azzeramento della CO2 proposta per il 2050. Se dovessero
emergere approcci migliori, e sicuramente lo faranno, abbiamo tutto il
tempo per riflettere e riadattarci. L'obiettivo della politica globale
dovrebbe essere la "prosperità per tutti", fornendo energia affidabile
e accessibile in ogni momento. In una società prospera uomini e donne
sono ben istruiti, i tassi di natalità sono bassi e le persone si
preoccupano dell'ambiente.
Epilogo
La Dichiarazione Mondiale sul Clima (WCD) ha riunito una grande
varietà di scienziati competenti provenienti da tutto il mondo*. La
notevole conoscenza ed esperienza di questo gruppo è indispensabile
per raggiungere una visione equilibrata, spassionata e competente del
cambiamento climatico. * Non è il numero di esperti, ma la qualità
delle argomentazioni che conta.
Perché fidarsi della scienza?
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Titolo: Perché fidarsi della scienza?
ISBN 9788833936208
Autore: Naomi Oreskes
https://www.bollatiboringhieri.it/libri/naomi-oreskes-perche-fidarsi-della-scienza-9788833936208/
I medici sanno davvero di cosa stanno parlando quando ci dicono che i
vaccini sono sicuri? Dovremmo prendere in parola gli esperti del clima
quando ci mettono in guardia sui pericoli del riscaldamento globale?
Perché dovremmo credere agli scienziati quando i nostri politici non
lo fanno? A partire da queste domande Naomi Oreskes costruisce una
solida e avvincente difesa della scienza, mostrando in che modo il
carattere sociale della conoscenza scientifica sia la sua forza più
grande e la ragione migliore per darle fiducia. Ripercorrendo la
storia e la filosofia della scienza degli ultimi due secoli, Oreskes
mette in dubbio l'esistenza di un unico, aureo metodo scientifico, ma
non rinuncia per questo a difendere la scienza dai suoi detrattori. La
superiore affidabilità delle tesi scientifiche deriva, nella sua
visione, dal processo sociale che le produce. Questo processo non è
perfetto – niente lo è mai quando sono coinvolti gli esseri umani – ma
Oreskes ci offre delle lezioni fondamentali proprio a partire dai casi
in cui gli scienziati si sono sbagliati. È nel racconto di questi
illuminanti «errori» che l'autrice ci accompagna in un viaggio
appassionante tra alcune delle tesi più bizzarre e discutibili della
storia della scienza: da quella dell'energia limitata, secondo la
quale le donne non potevano dedicarsi agli studi e all'istruzione
superiore senza indebolire le proprie funzioni riproduttive; a quella
dell'eugenetica, i cui programmi statunitensi di inizio Novecento
ispirarono la Germania nazista, promuovendo politiche che vennero
interpretate come il coerente risvolto sociale della teoria darwiniana
dell'evoluzione. Eppure, anche nei momenti di maggior diffusione di
queste teorie, esisteva una comunità scientifica che non offriva il
proprio consenso, e metteva in evidenza gli aspetti ideologici e gli
interessi nascosti che si celavano dietro a quei risultati. Il punto è
che la nostra fiducia non deve andare agli scienziati – per quanto
saggi o autorevoli possano essere – ma alla scienza in quanto processo
sociale, proprio perché garantisce il suo consenso solo dopo avere
sottoposto le proprie tesi a uno scrutinio rigoroso e plurale.
**Il problema**
Molti faticano a orientarsi di fronte ai possibili rischi delle
vaccinazioni, così come riguardo alle cause del cambiamento climatico,
al modo migliore per mantenersi in salute e ad altre questioni che
rientrano nell’ambito della scienza. Gli immunologi ci dicono che i
vaccini in genere sono sicuri per la maggior parte delle persone, che
hanno protetto milioni di individui da malattie mortali e deturpanti e
che non sono causa di autismo. Gli esperti del clima ci dicono che
l’accumulo di gas serra nell’atmosfera sta surriscaldando il pianeta,
provocando l’innalzamento del livello dei mari e causando fenomeni
metereologici estremi. I dentisti ci dicono di usare il filo
interdentale. Ma come sanno queste cose? E noi come facciamo a sapere
che non si sbagliano? Ognuna delle precedenti affermazioni viene
contestata sulla stampa popolare e su internet, talvolta da soggetti
che si definiscono a loro volta scienziati. Come venire a capo di
dichiarazioni tanto contrastanti?
**Consideriamo tre esempi recenti.**
Primo caso: in un dibattito presidenziale del 2016, Donald Trump
contestò la posizione dei professionisti della medicina – compresa
quella di un altro candidato, il medico Ben Carson – sulla sicurezza
dei vaccini. Ricordando l’esperienza di un suo impiegato, il cui
figlio era stato vaccinato e al quale poi era stato diagnosticato un
disturbo autistico, il signor Trump dichiarò che i vaccini andavano
somministrati in dosi inferiori e a intervalli di tempo più
lunghi. Pochi medici professionisti condividono questa opinione.2
Ritengono anzi che ritardare le vaccinazioni esponga neonati e bambini
a un maggior rischio di contrarre malattie pericolose e altrimenti
prevenibili, come il morbillo, la parotite, la difterite, il tetano e
la pertosse. Alcuni potrebbero ammalarsi gravemente o perfino
morire. Eppure, il signor Trump non è l’unico a dare questo tipo di
consigli; note celebrità si sono espresse in maniera simile. E oggi
molti genitori ignorano le raccomandazioni del loro medico e decidono
di posticipare le vaccinazioni dei figli o di non farli vaccinare
affatto. Di conseguenza, la morbilità e la mortalità di malattie
infettive prevenibili stanno aumentando.3
Secondo caso: l’ex vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, è un
«creazionista della Terra giovane», cioè sostiene che Dio abbia creato
la Terra con tutte le sue creature meno di diecimila anni fa. Gli
scienziati invece concordano sul fatto che la Terra risalga a 4,5
miliardi di anni fa, che il genere Homo sia comparso dai due ai tre
milioni di anni fa e che gli esseri umani anatomicamente moderni
abbiano fatto la loro apparizione circa duecentomila anni fa. Benché
la scienza non possa stabilire se Dio (o un altro essere o forza
soprannaturale) abbia guidato tale processo, la maggior parte degli
scienziati è convinta che la vita sulla Terra si sia evoluta nel corso
della storia principalmente tramite il processo della selezione
naturale, che gli umani abbiano un antenato in comune con gli
scimpanzé e altri primati e che l’intervento divino non sia necessario
per spiegare l’esistenza di Homo sapiens sapiens.4
Gli americani propendono per la visione della comunità scientifica o
per quella di Pence? La risposta dipende in parte da come si formula
la domanda, ma è assai probabile che una persona religiosa, che va
spesso in chiesa, si trovi d’accordo con l’ex vicepresidente: il 67%
degli osservanti praticanti crede che Dio abbia creato gli esseri
umani nella loro forma attuale negli ultimi diecimila anni. Si
potrebbe pensare che a sostenerlo siano soltanto i repubblicani, ma
sarebbe un errore. Secondo l’agenzia di sondaggi Gallup, se è vero che
il 58% dei repubblicani è d’accordo con l’affermazione: «Dio ha creato
gli esseri umani nella loro forma attuale negli ultimi diecimila
anni», lo sono anche il 39% degli elettori indipendenti e il 41% dei
democratici.5 Considerato dunque l’ampio sostegno accordato alla
teoria creazionista, forse non sorprende che nel 2012 lo stato del
Tennessee abbia promulgato quella che alcuni hanno definito «la Monkey
Law del XXI secolo»,6 permettendo così che nelle lezioni di scienze si
insegni il creazionismo.7 Nonostante in passato i tribunali degli
Stati Uniti abbiano più volte respinto leggi di questo tipo, molti
stati continuano a cercare di emanarne.8
Terzo caso: l’American Enterprise Institute (AEI) di Washington DC è
un think tank di lunga data che riceve ingenti finanziamenti ed è
votato ai principi del libero mercato, caldeggia cioè l’applicazione
dei meccanismi del laissez faire ai problemi sociali, un governo
(federale) dai poteri limitati e la riduzione delle
imposte. L’Istituto promuove da tempo un certo scetticismo nei
confronti delle prove scientifiche sul cambiamento climatico
antropogenico in atto e tende a screditare le conclusioni della
comunità degli esperti, comprese quelle del Gruppo intergovernativo
sul cambiamento climatico (l’Intergovernmental Panel on Climate
Change, o IPCC).9 I membri dell’AEI hanno insinuato perfino che gli
scienziati del clima starebbero reprimendo i dissensi interni alla
loro comunità e, a un certo punto, l’Istituto è arrivato a offrire un
incentivo in denaro a chiunque fosse stato disposto a cercare errori
nei rapporti dell’IPCC. Jeffrey Sachs – a capo dell’Earth Institute
della Columbia University dal 2002 al 2016 e special advisor di
António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, per gli
obiettivi di sviluppo del Millennio – riferendosi a un noto
ricercatore dell’AEI lo ha accusato di «distorcere, rappresentare in
maniera erronea o semplicemente ignorare» conclusioni scientifiche
rilevanti».10 Nel 2016 questo stesso studioso ha definito gli
scienziati un «gruppo d’interesse», chiedendo che gli venisse spiegato
come mai
l’analisi scientifica condotta o finanziata da un ente guidato da
funzionari in balia delle pressioni politiche [...] [dovrebbe] godere
a priori di un’autorità superiore a quella, per esempio,
dell’industria petrolifera?11
Non sono evidentemente una fan dell’American Enterprise
Institute. Insieme al mio collega Erik M. Conway abbiamo dimostrato
come l’Istituto (insieme ad altri think tank che promuovono
l’approccio del libero mercato alle questioni sociali ed economiche)
abbia costantemente riportato e descritto in maniera erronea le
scoperte scientifiche relative al cambiamento climatico, come anche
una serie di problematiche legate alla salute pubblica e all’ambiente
(e del resto neanche loro sono miei fan: i ricercatori dell’Istituto
hanno attaccato il mio lavoro sul consenso scientifico).12 Tuttavia,
la domanda posta da Conway è legittima. L’analisi scientifica
dev’essere considerata un’autorità a priori? È ragionevole dare per
scontato che la comunità scientifica meriti, in generale, la nostra
fiducia sulle questioni scientifiche, al contrario dell’industria
petrolifera (per riprendere il suo esempio)?
Nelle università e negli istituti di ricerca nordamericani la scienza
di solito riceve finanziamenti adeguati ed è molto rispettata – di
solito molto più delle arti e delle materie umanistiche – ma al di
fuori di quelle venerabili stanze si respira un’aria molto
diversa. Nei paesi occidentali prevale l’idea, fin dall’epoca
illuminista, che la scienza dovrebbe essere la principale fonte di
autorità riguardo alle questioni empiriche (questioni di fatto), ma
per sostenerla è diventato necessario argomentarla.13 Dovremmo fidarci
della scienza? E se sì, su quali basi e fino a che punto? Qual è il
giusto fondamento della fiducia nella scienza, se esiste?
Il problema è di natura accademica, ma comporta serie conseguenze
sociali. Se non riusciamo a spiegare perché – o a mostrare che
conviene – fidarsi della scienza, allora abbiamo poche possibilità di
convincere i nostri concittadini, e tanto meno i nostri leader
politici, a far vaccinare i figli, a usare il filo interdentale e ad
agire in modo da combattere il cambiamento climatico.
Le opinioni degli studiosi sulla risposta a quelle domande sono
cambiate notevolmente e più di una volta nell’ultimo secolo. Nel corso
della storia inoltre alcune delle risposte formulate dagli scienziati
sono state palesemente contraddette dall’evidenza storica. Di norma,
per esempio, gli scienziati sostengono che le loro teorie devono
essere corrette perché funzionano. Altrimenti, insistono, com’è
possibile che gli aeroplani volino e le medicine curino le malattie?14
Tuttavia, utilità non significa verità: possiamo indicare molte
teorie, elaborate nel corso della storia della scienza, che hanno
funzionato ma che poi sono state scartate perché sbagliate. Il sistema
astronomico tolemaico, la teoria del calorico, la meccanica classica e
la teoria della contrazione terrestre spiegavano fenomeni osservabili
e permettevano di formulare previsioni esatte, ma oggi sono finite nel
dimenticatoio. Di recente, molti studiosi di storia e filosofia della
scienza ed esperti di science studies si sono trovati d’accordo su
un’altra tesi che, al contrario, risulta convincente, secondo la quale
la conoscenza scientifica sarebbe fondamentalmente consensuale. Questa
visione consensuale della scienza può aiutarci ad affrontare l’attuale
crisi di fiducia.
Verità e post-verità; dall'indagine alla post-indagine
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Filippo Ferrari e Sebastiano Moruzzi
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degli Autori e di 1088press, se non diversamente indicato .
https://www.1088press.it/verita-e-post-verita/
Teorie del complotto, fake news e credulità nei social media
sono responsabili dell’attuale tensione nel dibattito sociale.
Un’analisi di questi fenomeni, articolata in cinque possibili
percorsi di lettura, delinea i concetti chiave di verità, post-
verità e indagine, fornendo alcuni modelli teorici in grado
di rilanciare la discussione razionale. La filosofia, con
i suoi strumenti, diviene qui un efficace antidoto contro
le tendenze negazioniste che minano la dialettica tra
esperti e non esperti, fondamento della conoscenza
e della democrazia
**Estratto dalle conclusioni:**
Partendo dall’area dell’indagine dello scienziato, possiamo descrivere
il percorso dell’indagatore che abbraccia la teoria terrapiattista per
mezzo dei passaggi seguenti:
1. si viene sollecitati a pensare con la propria testa perché potremmo
sba- gliarci circa ciò che si crede (qui si ha uno spostamento
normativo: viene impostato un filtro epistemico che ammette prove
modali e si entra nell’area d’indagine dell’indagatore cauto);
2. viene invocato l’abbandono dei pregiudizi: il pensatore critico
deve abbandonare quelle proposizioni della scienza che aveva in
precedenza dogmaticamente giudicato ammissibili, ma che ora, secondo
lo standard restrittivo per la formazione delle credenze basato sulla
certezza, non lo sono più (all’interno dell’area dell’indagine
dell’indagatore cauto, il filtro epistemico scarta tutte le prove che
non hanno status di certezza);
3. a questo punto l’indagatore abbandona la credenza che la Terra sia
sferica e gli viene impartito il messaggio complottista: una mente
critica scevra da pregiudizi realizza quanto fosse irragionevole
credere alla teoria ufficiale propagandata per ingannare, senza
tuttavia fornire motivi razionali per formarsi tale credenza (viene
creato il filtro epistemico della teoria del complotto: l’indagatore
si sposta nell’area della teoria del complotto);
4. dato che la tesi della Terra sferica è accettata e divulgata da
tutte le istituzioni epistemiche (centri di ricerca, università,
scuole, agenzie spaziali), la teoria del complotto è rivolta a tutte
le istituzioni (il filtro epistemico viene potenziato e l’indagatore
viene collocato nella camera dell’eco);
5. le uniche prove ammissibili (come la percezione dell’orizzonte)
sono portate a sostegno della tesi terrapiattista (la norma per la
formazione della credenza vigente nella camera dell’eco viene
coadiuvata dalla percezione dell’orizzonte);
6. vengono addotte controprove atte a rivedere la credenza della
proposizione che la Terra ha una forma sferoide (ad esempio, la
percezione dell’orizzonte che appare piatto offre una controprova, non
compromessa da altre controprove scientifiche per via del filtro
epistemico, che innesca la norma della revisione).
Tutti questi passaggi sono necessari affinché il terrapiattista porti
il malcapitato indagatore a diventare un adepto.